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Delitto di Garlasco, la famiglia di Chiara Poggi: “Dna Sempio non cambia responsabilità di Stasi”

Delitto di Garlasco la famiglia di Chiara Poggi Dna Sempio non cambia responsabilita di Stasi
Delitto di Garlasco la famiglia di Chiara Poggi Dna Sempio non cambia responsabilita di Stasi

(Adnkronos) – La presenza di tracce di Dna di Andrea Sempio sotto le unghie di Chiara Poggi non cambia in nessun modo la responsabilità di Alberto Stasi nel delitto di Garlasco. E' questa la posizione della famiglia della vittima che lo sottolinea in una memoria depositata dall'avvocato Gian Luigi Tizzoni in vista dell'incidente probatorio per Sempio. "La generica evocazione di una 'compatibilità' del profilo oggetto delle 27 analisi effettuate in sede peritale con quello dell'attuale indagato non modifica in alcun modo il quadro probatorio, a maggior ragione in assenza di qualsiasi contatto fra l'assassino e le unghie della vittima durante lo svolgimento dell'azione omicidiaria, come diffusamente argomentato nella sentenza della Corte di Assise di Appello di Milano del 17 dicembre 2014".  Per l'omicidio è stato condannato in via definitiva a 16 anni di carcere l'allora fidanzato, ma la Procura di Pavia ha deciso – su impulso della difesa del condannato – di riaprire il caso e indagare per il delitto in concorso Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara Poggi, già archiviato dalla stessa Procura otto anni fa. Già in quella archiviazione – l'indagine partì da un esposto presentato dalla madre di Stasi nel 2017 – il decreto "si soffermava sui vari elementi addotti dalla esponente, evidenziando in particolare – quanto alle analisi del Dna rinvenuto sulle unghie – l'evidente impossibilità di procedere ad una qualsiasi identificazione dotata di valore scientifico e la nota riconducibilità di quantitativi estremamente esigui di materiale genetico a trasferimenti da contatto mediato", si legge nella memoria inviata alla gip di Pavia Daniela Garlaschelli. Un elemento da aggiungere a un altro: Chiara Poggi, hanno accertato le indagini e le sentenze, "non si è difesa e non ha reagito affatto, a ulteriore conferma del rapporto di estrema confidenza e intimità col visitatore, e del fatto che proprio per questo si fidasse di lui e non si aspettasse in nessun modo di venire da lui così brutalmente colpita" conclude l'avvocato Gian Luigi Tizzoni.  —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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